RETTOCELE

Il rettocele è la protrusione del retto all’interno del lume vaginale come conseguenza dell’indebolimento, che può essere più o meno severo, della parete muscolare del retto, della fascia perirettale e dei muscoli che compongono il setto retro-vaginale.

In base alla profondità della tasca del rettocele è possibile distinguere tre diversi gradi:

  • 1° grado: quando è minore di 2 cm
  • 2° grado: quando è compresa tra 2 cm e 4 cm
  • 3° grado: quando è maggiore di 4 cm

A seconda della sede rispetto alla parete vaginale posteriore si distinguono:

  • Rettocele Basso: si trova a livello del corpo perineale ed è dovuto a una separazione dei fasci del muscolo elevatore dell’ano, spesso come conseguenza di una episiotomia non ben riparata
  • Rettocele Medio: è il più frequente, anch’esso legato ad una lacerazione ostetrica con danneggiamento dei sistemi di supporto del setto retto-vaginale
  • Rettocele Alto: è associato al prolasso genitale

È una patologia che può insorgere a qualsiasi età, ma è di più facile riscontro nelle donne tra i 40 ed i 60 anni, che siano multipare o che abbiano superato la menopausa. Generalmente si presenta in forma lieve, ma quando la protrusione del retto all’interno della vagina si fa più severa, i sintomi frequenti sono: evacuazione incompleta e difficoltosa, dolore durante i rapporti sessuali (a causa di micro abrasioni e sanguinamenti), senso di peso o dolenza anorettale che può irradiarsi all’area sacrococcigea, tenesmo a cui spesso è associato un prolasso muco-emorroidario. Il rettocele sintomatico è causa, difatti, di stipsi cronica da ostruzione rettale, in quanto la tasca del rettocele, alterando la dinamica della defecazione, sequestra in fase espulsiva il bolo fecale. Per questa ragione Il 20-75% delle pazienti deve eseguire manovre di digitazione ed innalzamento del perineo.

Il trattamento chirurgico del rettocele è indicato nei pazienti sintomatici per i quali quello conservativo e medico (biofeedback) ha fallito. Gli obiettivi del trattamento chirurgico sono: la correzione durevole del difetto anatomico con ripristino della funzione ano-retto-vaginale; la concomitante correzione di anomalie responsabili di sintomatologie associate (incontinenza urinaria e fecale); evitare complicanze o sequele (dolore, dispareunia secondaria, incontinenza post-operatoria).
La correzione del rettocele, che può essere effettuata per via transanale, transvaginale o transperineale, prevede l’utilizzo di diversi tipi di protesi, sintetiche e non, al fine di ottimizzare i risultati anatomici e funzionali a medio e lungo termine.
La correzione del rettocele con riparazione transperineale con protesi biologiche sembra la procedura ideale, poiché in grado di ridurre alcune complicanze associate all’uso delle protesi sintetiche.

Prof. Paolo Barillari

Specialista in chirurgia generale / robotica