La calcolosi della colecisti è sicuramente la patologia chirurgica più frequente dopo l’ernia inguinale. Nei paesi occidentali un quarto delle donne rischia di svilupparla nel corso della vita, ma la sua incidenza è in aumento costante anche negli uomini.
La laparoscopia ne ha rivoluzionato il trattamento, diventando già nei primi anni ‘90 la tecnica di prima scelta (gold standard). Proprio per la sua particolare diffusione, la laparoscopia ha rappresentato il banco di prova per tutti i chirurghi che si sono affacciati a questa metodologia di intervento, la quale è stata poi estesa anche ad altri settori. L’intervento di asportazione della colecisti con tecnica mininvasiva può essere eseguita in regime di day hospital o, più spesso, con una sola notte di degenza post-operatoria. Nella nostra casistica i tassi di conversione, cioè il dover procedere all’apertura tradizionale dell’addome, sono inferiori al 3%.
La calcolosi del coledoco rappresenta una conseguenza della migrazione dei calcoli della colecisti nella via biliare principale, ma può manifestarsi anche in pazienti già sottoposti a colecistectomia: in questo caso si parla di calcolosi residua o recidiva. Questa patologia può determinare l’insorgenza di itterizia (colorazione giallastra della cute) o di colangite grave (infiammazione e infezione delle vie biliari con setticemia).
L’asportazione dei calcoli del coledoco viene eseguita con tecnica endoscopica: impiegando strumenti in grado di raggiungere e sezionare lo sbocco del coledoco nel duodeno (sfinterotomia endoscopica), i calcoli vengono estratti con un particolare cestello o con un palloncino.